N.8_ ottobre, pensieri periodici dal blog:” Il Confiteor’’

Paragonerei l’attuale indirizzo dei miei pensieri, al movimento delle particelle di ferro attratte da una calamita: le particelle i miei neuroni e, la calamita, le immagini catturate dalla mia mente (consapevolmente e inconsapevolmente) unite ai fatti di cronaca quotidiani.

Come nell’Odissea di Ulisse, allora, venne posizionata la sirena lungo il suo viaggio per distoglierlo dal suo obiettivo, così il rumore dell’informazione mediatica, oggi, per distoglierci dalle vere cause dei problemi.

E alla fine eccomi di nuovo a parlare di Ulisse!

Chissà perché… forse perché tutto quello che sta succedendo nel mondo assomiglia parecchio al contenuto dell’Odissea?

Ma di avventuroso, in questa realtà, c’è poco o niente…

Di amore, valore, coraggio, onestà, appena un accenno, se paragonati ai numeri di coloro che sono disperati per le discriminazioni subite, per la povertà nella quale sono stati scagliati, per le violazioni dei diritti umani perpetuate!

Vortici, in realtà si tratta di vortici e in ognuno di essi vorticosamente si dimenano gli umani.

Tutti, nessuno escluso; anche gli attuali titolari di privilegi che vivono il presente sorridendo, lo fanno perché hanno incautamente e forse inconsapevolmente, sviluppato un’irresponsabile approccio alla realtà: vedono solo la loro.

E così, in questi giorni, inevitabilmente, scrivo sull’odio e sul dolore.

Già, perché questo è quello che vedo e che sento intorno a me: odio e dolore.

Non sto dicendo che le altre emozioni non esistano più, ma converrete con me che l’urlo di disperazione lacerante che si sta diffondendo, sta coprendo qualunque altro tipo di sinfonia.

Stride, quell’urlo stride, oltre ad inquietare gli animi e le menti, quell’urlo stride continuamente e prepotentemente producendo un suono acuto e lacerante.

Non lo sentite? Allora smettete di ascoltare, spegnete la televisione, la radio, il cellulare e qualunque altra cosa emetta dei suoi e sedetevi in mezzo al silenzio.

Adesso lo sentite lo stridio di quell’urlo?

È la voce dell’essere che soffre, che vuole essere ascoltato, che sottolinea il vuoto dell’esistenza, che chiede di esistere e di potersi esprimere, in pensieri, parole, opere e missioni.

Forza allora, recitiamo tutti insieme il Confiteor per ammettere le nostre colpe nei confronti dell’essere e poi: cominciamo di nuovo ad esistere.

Claudia Radi (.blog)

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