2/Divagazioni personali: il principio di non contraddizione.

Alla fine della prima parte di questo articolo, pubblicata su claudiaradi.blog il 01.11.2022, ipotizzavo che la scienza non potesse indagare ’l’essere umano ’ perché non è sistematico’’.

Un’altra ipotesi per la quale ‘’la scienza non può studiare ’l’essere umano ’ ‘’, potrebbe essere quella del considerare l’uomo e la donna materia riservata a Dio e in quanto tali, indagarli sarebbe ‘’sacrilego’’.

Sono solo ipotesi, divagazioni personali…

Eppure, è un fatto quello di ‘’venire studiati’’ anche senza saperlo.

Vengono studiati i nostri gusti, le nostre emozioni, le nostre reazioni, le nostre opinioni, i nostri pensieri!

È evidente, allora, che esistono comportamenti ‘’sistematici studiabili ’’ ai quali ‘’oggi’’, non riusciamo più a derogare.

Comportamenti sistematici incardinati nel nostro agire quotidiano, frutto di un sistema che li ha perorati – e all’interno del quale ci muoviamo-, studiati approfonditamente, strutturandoci con una modalità subliminale per perpetuarli ‘’in modo automatico/meccanico’’!

Chiamiamole pure ‘’leggi del mercato economico’’, ‘’cultura del consumatore’’, perché di base è questo che siamo prevalentemente diventati: consumatori.

Una catena formata da tanti anelli aggiunti nel corso degli anni.

Chi è che ha detto ‘’la corda del cappio che ti strozza è formata da tanti piccoli filamenti’’??

Uscire da vorticose spirali in movimento è quasi impossibile; sarebbe forse preferibile bloccare il movimento e ricominciare tutto da capo…

Che cosa ci rende insicuri?

Molto probabilmente non conoscere chi siamo, o meglio: chi già eravamo quando siamo nati e che l’educazione ‘’sistematica’’ ha incastrato in un meccanismo infernale dove circuiti di un artificio che per questo motivo definirei ‘’diabolico’’, agiscono e smembrano l’integrità di quel ‘’principio primo’’ di ‘’identità – non contraddizione’’.

Significa che solo vivendo allo stato brado possiamo riacquistare quella originaria ‘’sicurezza’’ poi perduta?

Non mi spingo ad affermare tanto, anche perché ‘’nel nostro principio primo’’ ritengo ci sia tanta poesia e intelligenza da allontanarci automaticamente dagli aspetti più brutali della vita, quasi a volerci naturalmente proteggere ammantandoci di ‘’santità’’!

Ma se questo dovesse essere necessario, se sbraitare e ribellarci per riappropriarci di quello che ci è stato tolto potrebbe funzionare… personalmente non ho niente in contrario.

Eppure, assumersi individualmente la responsabilità di accettare o meno le dinamiche sopra esposte, con rinnovati atteggiamenti permeati di senso critico (li definirei atteggiamenti eticamente sostenibili), mirati al rinnovamento personale ‘’costante’’, lo considero il vero e innovativo passa in avanti da compiere.

Ricordiamoci che è la stessa nostra Costituzione a parlare di educazione usando il termine ‘’persona’’ (e non ‘’consumatore’’).

Tornando a parlare di quel ‘’principio primo’’ di ‘’identità-non contraddizione’’, pare opportuno evidenziare che la ricerca scientifica di Galileo Galilei non se ne occupò…

È necessario quindi, riprendere la strada maestra delineata magistralmente da Aristotele nel suo libro IV della metafisica con l’aiuto mirabile e illuminante dell’eminente filosofo Emanuele Severino che lo ha tradotto, commentato e introdotto nel suo libro ‘’Aristotele, Il principio di non contraddizione’’.

La professoressa Nicoletta Cusano, pregiatissima filosofa, considera il libro una trattazione straordinaria di quello che significa essere ‘’principio primo’’.

Nella presentazione del libro l’eminente filosofa, prosegue chiarendo che:

’’Un principio, in generale, è un’affermazione su cui si fondano altre affermazioni, dove ‘fondare’ significa che tali affermazioni così fondate, devono essere affermate come vere perché la loro negazione comporterebbe la negazione di quel principio su cui si fondano che è innegabile.

Quando un principio è vero non in base ad un altro principio ma in base a sé stesso, allora siamo davanti ad un principio che Aristotele definisce ‘’primo’’ e potremmo dire che sia auto evidente.

Essendo tale, dice Aristotele, non può essere dimostrato, perché dimostrare significa partire da premesse necessariamente precedenti.

Quindi il principio primo è indimostrabile e autoevidente.

Tutte le perplessità che dovessero sorgere da questa affermazione vengono messe in luce da Emanuele Severino nei passaggi concettuali importanti.

‘’Principio primo’’, indimostrabile e auto evidente: Aristotele dice che solo per ignoranza si può credere che tutto sia dimostrabile; chi lo afferma si chiude in una contraddizione letale. Se tutto fosse dimostrabile ogni dimostrazione non avrebbe mai fine. In questo modo non si potrebbe mai dimostrare alcunché, cioè nessuna dimostrazione potrebbe mai avere luogo.  

In relazione alla autoevidenza: potrebbe esse un presupposto ingiustificato, una convinzione senza fondamento. Qui Aristotele fa un passo avanti rispetto al pensiero che lo ha preceduto; sottolinea E. Severino che finalmente Aristotele spiega che il ‘’principio primo, indimostrabile e autoevidente’’: non può essere negato!

Su quale base si dice che è innegabile se non lo si può dimostrare?

Non lo si può dimostrare ma si può mostrare per via confutativa, che la sua negazione e immediatamente auto negativa; non riesce nemmeno a costituirsi.

E perché non riesce a costituirsi? Perché se intende negare il principio di non contraddizione, in essa dovrebbe già essere il principio di non contraddizione stesso!

Quindi, ogni cosa si oppone al proprio contrario, impedendo al proprio contrario di apparire.

Principio di identità-opposizione: Aristotele la estende ad ogni determinazione particolare, e ‘temporalizza ’ l’opposizione, perché dice ‘’la cosa è quando è e non è quando non è’’.

Per Aristotele ogni cosa si oppone al proprio esser altro, in quanto è un certo esser se, in quanto è una certa identità.

È su questa base che in tutto il volumetto E. Severino chiama il principio di non contraddizione, ‘’ principio di identità-non contraddizione’’ mettendosi anche contro quella che è una tendenza dominante della logica e di una certa filosofia contemporanea, di tenere invece separati i principi di identità e non contraddizione, come se da un lato ci fosse l’essere se, l’identità, e dall’altro lato il non essere altro.

Come si fa a tenere separata l’identità dalla non contraddizione: a chi appartiene il contrapporsi al proprio esser altro se non a un certo esser se!’’ 

Non posso che ringraziare la professoressa Nicoletta Cusano per queste illuminanti spiegazioni (su YouTube il video con il suo intervento integrale).

Eccoci quindi arrivati alla formulazione del principio di non contraddizione direttamente da Aristotele (attraverso la voce della prof.ssa N. Cusano):

“È impossibile che la stessa cosa convenga e non convenga alla stessa cosa e sotto il medesimo rispetto.”

Questo punto è definito dal filosofo Luigi Velo Tarca professore ordinario di filosofia teoretica all’università Ca Foscari: ‘’magico, che tiene insieme la logica e la filosofia’’ (il video con la sua intervista integrale è reperibile su YouTube).

Quindi riepilogando, due sono gli aspetti a confronto nella disamina di questo principio: la verità e la non verità, il positivo che si oppone al negativo.

Ho appena ricevuto un SMS da parte della mia libreria, la quale mi comunica che il ‘volumetto’ ordinato è arrivato e posso passare a ritirarlo:

‘’Aristotele, Il principio di non contraddizione’’, a cura di Emanuele Severino.

Immagino di dover fare un’eccezione, vista l’occasione speciale e inserire la previsione di una terza parte di questo articolo, da scrivere appena lo avrò finito di leggere.

(autrice Claudia Radi copyright 2023)

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