CAPITOLO PRIMO Introduzione

Presentazione dell’opera

È un saggio sulla poesia, intesa come visione, modalità e possibilità di espressione dell’essere.

All’interno anche delle poesie.

Sono una donna che negli anni ha coltivato dentro sé stessa, con amorevole attenzione e impegno, i semi che ho scelto di piantare.

Il mio intento, in qualità di autrice (l’afflato…), è quello di generare, con parole che esprimono un vissuto di analisi e attenta visione critica degli accadimenti della sua vita, un’eco interiore nell’essere umano/lettore, che possa stimolare la ricerca o il ripristino di un’armonia dimenticata o perduta.

È il tentativo di preservare, evocandola, la capacità di osservare la nostra vita mentre accade, cercando contestualmente di esserne attori consapevoli.

Voglio senz’altro esprimere anche la necessità di fuggire dalla visione meccanicistica sempre più incalzante nell’epoca attuale, abbracciando noi stessi e il nostro ‘’fare’’ anche imperfetto, ma armonioso se umano.

Tutt’altro che incentrato su concetti astratti, questo libro si propone di offrire importanti riflessioni anche su aspetti sociali, senza però mai prescindere dalla responsabilità dei singoli individui, di intraprendere e portare avanti il loro personale percorso esistenziale.

Il filo conduttore nell’opera è rintracciabile solo alla fine del saggio qual ora, alzando gli occhi dal libro dopo aver letto l’ultima pagina, si dovesse restare in silenzio con i propri pensieri…

C’è un punto oltre il quale non si può andare, ed è quel punto che voglio mettere adesso.

È il punto che contiene una realtà confusa e frammentata nella quale ci stiamo perdendo.

Il mio seguito a quel punto è questo libro.

Non mi rivolgo e non mi riferisco a nessuno in particolare, ma forse solo a chi saprà ascoltare.

Par.1 Gli strumenti dell’Artigiano Demiurgo.

Par.1 Gli strumenti dell’Artigiano Demiurgo.

Mi sono chiesta in quale modo i cinque sensi (l’olfatto, la vista, l’udito, il tatto e il gusto) dei quali siamo naturalmente dotati, possano essere usati come strumenti e in quanto tali da noi controllati e usati, anziché farci controllare da loro.

È risaputa la metafora della spugna: l’essere umano è stato strutturato per assorbire informazioni.

Si dice anche che ad un certo punto questa permeabilità si esaurisca (immagino succeda quando i dogmi e gli stereotipi che abbiamo coltivato dentro di noi anche inconsapevolmente, sono maturati al punto di operare automaticamente una censura che rigetta qualunque cosa non sia stata precedentemente archiviata).

Le nuove informazioni ricevute, a questo punto, si comportano come la memoria ram (labile) di un computer che ha esaurito lo spazio nel suo hard disk e per questo non le potrà salvare.

Possiamo senz’altro collocare il problema tra quelli gnoseologici (gnoseologia, bellissimo termine che indica la teoria filosofica della conoscenza – in greco gnosis-): definire che cosa è la conoscenza nel XXI secolo.

Tornando alle nostre doti naturali ritengo che i cinque sensi siano gli strumenti messi a nostra disposizione (se usati in modo corretto) per consentirci (con modalità artigianale e quindi con la certezza di avere come risultato dei pezzi unici), attraverso la volontà e ricercando l’armonia, di autodeterminarci.

Con la vista: vediamo/acquisiamo delle immagini (che sono anche la più potente forma di condizionamento).

Con l’udito: possiamo ascoltare gli altri, i suoni, la musica e con essa percepire la più alta forma di armonia; ci consente di estendere lo spazio circostante con il quale poter interagire, supplendo alla vista.

Il gusto: strettamente legato al piacere (indispensabile oasi di rigenerazione per l’essere umano).

Il tatto: iniziale consapevolezza di esistere in relazione alla realtà circostante e in seguito ciò che contribuisce a determinare la concretezza delle nostre azioni.

L’olfatto: inebriante o mortale, è la percezione specificatamente relativa agli stimoli odorosi, maggiormente sviluppato negli animali, che attraverso un complicato processo neuronale giungeranno ad informare il nostro cervello.

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