Come spesso accade durante alcune delle mie riflessioni sul cambiamento culturale, (che ritengo necessario per una sana evoluzione del genere umano), una rivelazione mi ha mostrato come sia concretamente e tristemente attuale, la definitiva archiviazione dell’interesse per il concetto di sacralità.
Di conseguenza la sacralità continua ad esistere, ma non l’interesse che prima, normalmente, le era riservato.
Oggi, più semplicemente, prima di compiere qualunque azione, il concetto di sacralità è l’ultimo ad essere preso in considerazione nel valutarla.
Brutti tempi quelli che si avviano verso la morte definitiva dell’interesse per il concetto di sacralità.
Che cosa è sacro?
Domanda quanto meno inquietante calata nell’attuale contesto storico…
Mi viene in mente qualche cosa di inviolabile, un limite da non superare, un valore da non calpestare.
Sono consapevole di essere diventata, nel tempo, una persona interiormente libera e quindi, sicuramente, non sto parlando dell’imposizione di divieti e neppure di limitare la conoscenza; tutt’altro.
Parlo, allora, dell’inviolabilità di quei limiti che una volta superati proiettano l’homo sapiens (prepotentemente) verso la sola soddisfazione dei suoi bisogni materiali.
Brutti tempi quelli che si avviano verso la morte definitiva dell’interesse per il concetto di sacralità…
‘’Sacra’’, ad esempio, viene considerata la famiglia; nella famiglia, quindi, non può non esprimersi il concetto di sacralità attraverso il rispetto e l’amore che deve esistere al suo interno.
Quando all’interno di una famiglia i suoi componenti sono mossi solo dall’interesse verso il denaro e le cose materiali, allora lì, in quella famiglia, l’interesse per il concetto di sacralità è morto.
L’interesse per il concetto di sacralità è un valore aggiunto: non rinnovarlo impedisce ai valori più importanti di continuare ad esistere.
Questo tipo di interesse è l’unico che consente ‘’al valore’’ di incarnarsi, ed è quindi l’unico modo nel quale l’homo sapiens potrà continuare ad essere portatore di spiritualità: quella spiritualità necessaria alla sacralità per esistere.
Incarnare quindi, la consapevolezza dei propri evidenti limiti umani, per poter agire, poi, nel rispetto che impone la sacralità della vita.
Insomma, riuscire ad essere l’artefice di una nuova fenomenologia dello spirito che, attraverso l’autocoscienza, rinnovi l’interesse e il rispetto per tutto quello che, a onor del vero, non può non essere considerato sacro e che costituisce, indiscutibilmente, il bagaglio indispensabile da consegnare agli umani che vivranno il futuro.
Claudia Radi (.blog)