1/Divagazioni personali sulla ‘serietà’

‘’La radice ultima di tutte le cose animate e inanimate è la serietà’’.

L’ho messa tra virgolette, ma in realtà la frase evidenziata è il frutto di una mia sofferta riflessione (‘’Claudia Radi dice questo…’’ oppure ‘’Sulla natura delle cose’’, come preferite…).

Eppure, mi ricordavo di qualche cosa di inerente già espresso in proposito e in effetti Anassagora (filosofo Asia Minore 496 ca /428 ca a.C.) prima di me, utilizzo il termine ‘’cosa’’ nel significato che intendo:

‘’tutte le cose sono insieme’’, ‘’tutte le cose sono in ogni cosa ’’ (cit. Anassagora).

Anche Eraclito (filosofo di Efeso, 550 ca – 480 ca a.C.) è sopraggiunto in queste mie memorie sul già espresso, per ricordarmi che per lui è ‘’il logos’’ (discorso, legge) la radice ultima delle cose.

Converrete con me che erano altri tempi!!

Ribadisco che, secondo queste mie ‘’sofferte’’, attuali, riflessioni: la radice ultima di tutte le cose animate e inanimate è la serietà!

‘Serietà’, intesa come atteggiamento di risposta responsabile ad un accadimento che ci prepariamo ad affrontare oppure già accaduto.

Che cosa è la vita, infatti, se non una serie di accadimenti?

Il costante movimento della vita (per molti solo apparente) è scandito da accadimenti.

Ecco quindi intervenire ‘’la serietà’’ ad imporre una ‘’compostezza’’ che non lascia spazio ad errori di distrazione o derivanti da un approccio superficiale, dalla quale traiamo la forza di decidere la nostra risposta responsabile a quanto ci accade o sappiamo accadrà.

Converrete con me che senza l’intervento della ‘’serietà’’ gli accadimenti potrebbero avere il sopravvento sulle nostre vite…

Nella serietà del silenzio e del pensiero, infatti e ad esempio, siamo in grado di preparaci per aiutare uno dei nostri cari che ha bisogno del nostro sostegno, presenza, amore, anche se inevitabilmente dovremmo farci carico del suo dolore oltre che del nostro.

Nella serietà del silenzio e del pensiero, possiamo riuscire ad accettare e fronteggiare quello che di doloroso inevitabilmente sappiamo accadrà, nutrendoci della forza che solo all’interno di noi stessi possiamo trovare e suscitare richiamandola a noi.

Una forma di ‘’dialogo intenso e silenzioso’’ con chi, praticamente, è il miglior amico e/o la migliore amica alla quale possiamo fare riferimento.

‘’Sapere di comunicare anche senza parlare’’ e sapere che questo vale nei confronti di noi stessi così come nei confronti degli altri: se mentre tendi la mano a qualcuno il tuo viso è girato dall’altra parte, stai salvando il suo corpo non la sua anima.

Abbiamo bisogno di salvare le anime: il corpo anche se danneggiato e mutilato può continuare a vivere, l’anima no.

L’anima si nasconde, l’anima è fragile, l’anima ha bisogno di nutrirsi di bellezza per potersi esprimere!

La bellezza di un sorriso, di una carezza, di un ascolto pacato, la bellezza di parole di conforto dette con dolcezza, la bellezza della ‘vicinanza’.

Nella serietà di cui parlo non c’è tristezza; non si è seri, infatti, quando si è tristi.

Nella serietà di cui parlo non c’è smarrimento: non si è seri, infatti, quando ci si sente smarriti.

Nella serietà di cui parlo la superficialità e il divertimento non sono previsti; quella superficialità dilagante e quel divertimento ricercato ad ogni costo, anche quando è indispensabile che, al contrario, emerga e si manifesti la radice di tutte le cose animate e inanimate: la serietà.

Senza la ‘’serietà’’ nessun tipo di risposta responsabile può essere data ad alcunché.

Senza la ‘’serietà’’, nessun tipo di meta e di consapevolezza è raggiungibile.

La serietà con la quale lo scalatore di montagne prepara gli strumenti da utilizzare per raggiungere la vetta nei giorni successivi, la serietà con la quale affronta la preparazione atletica necessaria per raggiungere il suo obbiettivo: obbiettivo che una volta raggiunto costituirà un ulteriore passo avanti verso la conoscenza di sé stesso e del mondo.

La serietà di cui parlo è anche quella del chirurgo che con attenzione studia l’intervento da effettuare e dal quale, molto probabilmente, dipenderà il salvataggio di una vita; la meticolosità con la quale controllerà la pulizia delle sue mani prima di entrare nella sala operatoria, la scelta del personale medico che lo coadiuverà durante l’operazione.

Sapere di ‘’dover essere seri’’ nel valutare le nostre azioni quando queste si rifletteranno nei confronti di qualcuno, è la maturità indispensabile da possedere per poterci eticamente definire: ‘’persone capaci di agire’’.

Secondo il nostro sistema giuridico ‘’la capacità di agire’’ si acquisisce al raggiungimento della maggiore età (18 anni, art. n.2 del Codice civile), ed è ‘’la capacità di compiere tutti gli atti’’ che incidano nella propria sfera giuridica (ad esempio esercitare quei diritti ed adempiere quegli obblighi dei quali si è diventati titolari), curando autonomamente i propri interessi.

Quindi, per il nostro sistema giuridico, al raggiungimento dei 18 anni di età siamo pronti ad assumerci tutte le responsabilità derivanti dall’essere entrati a pieno titolo nella società.

È evidente che questo riconoscimento potrà subire delle limitazioni, qual ora violassimo le regole che lo stesso sistema giuridico ci impone di rispettare.

Violare le regole e non venire scoperti, apparentemente ci salva dalle conseguenze che ne deriverebbero in caso contrario.

Le regole non possono e non devono essere considerate uno strumento coercitivo per imporci un comportamento corretto, bensì uno strumento (creato da noi) che agevoli l’attuazione dei nostri diritti (dei quali siamo titolari) nel rispetto dei diritti degli altri.

E allora la ‘’serietà’’ di cui parlo, entra legittimamente e doverosamente a far parte di una società evoluta che si voglia considerare civile, perché la ‘’serietà’’ di cui parlo è quella di chi ha piena coscienza dei propri doveri e dei propri compiti, indipendentemente dalle regole (e dalle punizioni per chi le viola e viene scoperto..) del nostro sistema giuridico.

Siamo una collettività, siamo un mondo da evolvere (basta con l’accidia, basta con le approssimazioni, basta con le ipocrisie, basta con la corsa all’accaparramento di privilegi personali, basta con le discriminazioni sociali e di genere, basta con le guerre!!), diamoci da fare: possiamo essere migliori di così.

( Autrice Claudia Radi, tutti i diritti riservati)

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