Categoria psicologia: PIGRIZIA O ACCIDIA?

del dottor Fabrizio Malvicini, psicologo e psicoterapeuta (prima data di pubblicazione il 03.09.2022).

Peccato che certi vertici filosofici siano stati relegati nell’ambito delle religioni. In realtà, tanti trattati antichi sono molto più profondi rispetto alle convinzioni scientifiche attuali. Un esempio di quanto asserisco è il concetto dei sette vizi capitali, i quali descrivono il sottofondo di tutti gli errori psicologici che impediscono all’uomo di realizzarsi con soddisfazione.

Originariamente, questo argomento è stato affrontato da Evagrio Pontico un monaco cristiano originario dell’Asia minore e vissuto nel terzo secolo dopo Cristo.

A lui si deve la prima classificazione degli otto vizi o peccati capitali poi ridotti a sette: superbia, avidità, ira, invidia, lussuria, gola e Accidia (il peccato eliminato è la tristezza).
Oggi voglio fare alcune considerazioni laiche sull’accidia perché troppo spesso è erroneamente assimilata alla pigrizia. Inoltre, nel training psicoterapico costituisce una forma di resistenza non facile da aggirare.

Cosa è l’accidia e quali sono le differenze con la pigrizia

Ogni forma di nevrosi è in parte causata e intrecciata con la pigrizia.

La pigrizia è la matrice fondamentale di ogni nevrosi e della mancata realizzazione di sé stessi.

La pigrizia è solitamente generalizzata perché inficia tutti gli aspetti della personalità, anche quelli che riguardano la ricerca del piacere.

L’accidioso, invece, ha una pigrizia selettiva che colpisce in alcuni settori mentre in altri può essere addirittura un iperattivo.

L’accidioso è indifferente a ciò che lo circonda e non coglie la bellezza della realtà.

L’accidia è una forma iniziale di depressione, una incapacità di dare un senso alla propria vita; è il nemico principale della realizzazione.

Quali sono i sintomi dell’accidia?

Innanzitutto la paura esagerata degli ostacoli.       

La tendenza a drammatizzare l’avversione a tutto ciò che costa fatica.

Un altro sintomo è l’indolenza nell’osservare le regole. Carenza di obiettivi

Come nasce l’accidia

Il tipo di “accidia iperattiva” è una forma di resistenza difficile da smascherare perché queste persone fanno tante cose ma senza toccare mai il fulcro del problema.  Ma il problema, quindi, non è una mancanza di azione ma evitare qualcosa di specifico.

Dietro l’accidia c’è sempre una  rimozione. Spesso è un momento di falsità con sé stessi (come   la volpe che disprezza l’uva perché non riesce ad arrivarci).

Ad esempio ricordo una paziente, che allora aveva abbandonato l’università quando mancavano solo due esami per laurearsi in giurisprudenza. Questo fallimento non è più stato affrontato lei lavorava svolgendo ruoli inferiori alla sua capacità ma perseverava nel non affrontare il problema: la frustrazione lasciata dal fallimento scolastico.

Non che fosse assolutamente necessario finire l’università (non sappiamo nemmeno se fosse possibile) L’importante era mettere un punto conclusivo. 

 Nonostante che io l’abbia pungolata a verificare in segreteria se fosse ancora possibile laurearsi e a quali costi, lei non ha mai trovato il tempo.

Infatti, un’altra manifestazione dell’accidia è la tendenza a perdere tempo, a perdere la concentrazione, non perseverare nella vita nel fare le cose buone.

L’accidia è uno sgonfiamento dell’essere che porta a un combattimento interiore pericolosissimo.

Fondamentalmente l’accidioso è indolente e finisce per assuefarsi alla mediocrità.

Come si guarisce dalla pigrizia e dall’accidia

Nel caso della pigrizia non si tratta di fare qualcosa di straordinario, bisogna rinforzare il muscolo della volontà;

qui il lavoro del terapeuta è simile a quello di un preparatore atletico: non si può pretendere che il paziente sia pronto per scendere in campo, è necessario allenarlo creando una difficoltà progressiva.  Bisogna partire da cose semplici, azioni quotidiane come rifare il letto, non lasciare i piatti sporchi in cucina, quando fare la doccia.  

Nel caso dell’accidia questo allenamento generale è necessario ma non è sufficiente: occorre individuare il fatto o l’azione che blocca tutte le altre. Inoltre, occorre vincere una forma di piacere che si prova in quello stato di inerzia.

Ci vuole coraggio, pazienza, perseveranza. Trovare il gusto nell’ ordinario. Bisogna dichiarare una vera guerra all’accidia perché se attaccata si sgonfia rapidamente.

L’accidia è il demone più difficile da combattere perché è demotivante ma una volta vinto lascia nell’animo una pace indicibile.

Note dall’autore: Fabrizio Malvicini, nato il 28/06/59 nelle colline piacentine, laureato a Pavia in Scienze Biologiche a indirizzo biochimico e farmacologico. Per sette anni ho lavorato come Informatore scientifico farmaceutico e nel frattempo mi sono specializzato in una scuola di psicoterapia a orientamento umanistico ottenendo l’iscrizione all’Albo degli Psicologi e l’abilitazione all’esercizio della psicoterapia. Dal 1995 lavoro in modo continuativo come psicoterapeuta privato a Roma.

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